Oruro, Bolivia– 2015
Abbiamo costruito un tetto verde di 1.500 mq per l’Hogar Elisa Andreoli, realizzato l’impianto termo-sanitario, assente in precedenza e revisionato completamente l’impianto elettrico, conformemente alle norme internazionali di sicurezza. I lavori sono durati quattro mesi e il costo del progetto è stato di 90.000 euro, compresa la progettazione e la direzione dei lavori effettuata dallo studio di architettura ArCò.
Questo è stato il progetto più importante e sfidante dei primi anni di vita de La Gotita. Data la dimensione del progetto, la raccolta fondi è durata circa due anni, ma ne è valsa la pena!
Oruro è una città molto fredda, essendo localizzata a 3.700 metri di altitudine sull’altipiano boliviano e la temperatura in inverno può scendere fino a 20 gradi sotto zero. L’edificio della comunità era dotato di un tetto costruito in lamiera ondulata, materiale che non era assolutamente in grado di garantire una temperatura interna confortevole, né di proteggere dai nubifragi del periodo \ dotato di impianto di riscaldamento e acqua calda. Tale assenza ovviamente aveva un impatto negativo sia sulle condizioni igieniche sia sullo stato di salute dei bambini ospiti.
La realizzazione di questo progetto si è rivelata una vera avventura!
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Dopo aver superato una lunga serie di ostacoli burocratici, i lavori sono stati realizzati sulla base di un progetto realizzato da ARCò - Architettura e Cooperazione - http://www.ar-co.org/it/arco/gruppo/cooperativa, studio di architettura milanese che realizza progetti secondo standard di elevata sostenibilità ambientale, con un’esperienza specifica in contesti socio-economicamente disagiati o in situazione di emergenza.
La strategia adottata per realizzare il nostro progetto è stata quella di semplificare la geometria del complesso, per migliorare le condizioni di illuminazione, facilitare la costruzione di nuove coperture e ridurre le infiltrazioni, utilizzando materiali e tecniche costruttive innovative per Oruro. E’ stato migliorato l’isolamento complessivo della struttura e l’inserimento di lucernari sul 40% della superficie del tetto ha aumentato l’illuminazione naturale, favorendo il mantenimento del calore solare all’interno dell’edificio. Per la costruzione dello strato drenante sono stati utilizzati circa 400.000 tappi di plastica, in alternativa all’argilla espansa che è impossibile da trovare nella regione. I tappi sono stati riciclati grazie ad una campagna di raccolta promossa nelle scuole e nelle chiese di tutta la città di Oruro.
Il tetto verde (cioè sul quale sono state piantati sempreverdi di diverso tipo che crescono nel territorio boliviano) che ricopre circa il 10% della copertura complessiva, oltre a fornire isolamento termico ed acustico, produce ossigeno e contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2.
L'obiettivo è stato quello di creare un precedente virtuoso che le maestranze locali fossero in grado di ripetere con gli strumenti e i materiali già a loro disposizione.
Il progetto ha puntato alla partecipazione degli abitanti e delle istituzioni locali. La municipalità di Oruro, per esempio, ha fornito il terreno e le piante. Donazioni private hanno consentito la costituzione dell'impianto elettrico e del sistema di illuminazione. La costruzione del tetto verde è stata sviluppata attraverso un accordo di collaborazione con l'Università Tecnica di Agraria e Architettura di Oruro, che ha inviato i propri studenti nel cantiere.